Manicotti di Purim

Mancano pochi giorni a Purim, una delle mie feste preferite, e bisogna prepararsi!
Purim somiglia per certi versi al Carnevale cattolico: i bambini si mettono in maschera e anche ai grandi è permesso fare un po’ di baldoria. A Purim si possono mangiare legittimamente tantissimi dolci senza sentirsi in colpa: l’usanza prevede infatti che ci si scambi con gli amici dei piccoli pacchi dono – chiamati mishloach manot – pieni di ogni golosità, io non mi tiro certo indietro.

Purim non sarebbe Purim senza i manicotti (daebla, per gli li conosce col nome arabo), il dolce di cui parliamo oggi: richiedono un bel po’ di lavoro, anche perchè bisogna friggere con una certa perizia, ma danno tutto un altro sapore alla festa!
I manicotti che vedete in foto sono tutto merito dell’abilità di Manuel e della mia mamma: sono stati proprio bravi, non è vero?

Per una decina di manicotti ci occorrono:

  • 100 g di farina di grano duro o 00
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaio di maizena, per separare le sfoglie
  • olio di semi di mais, per friggere
  • sciroppo di zucchero (ricetta sotto)
  • semi di sesamo

Disponete la farina a fontana e rompeteci in mezzo l’uovo, poi aggiungete un filo d’olio e cominciate a lavorare con energia l’impasto: è necessario che tutta la quantità indicata di farina, se non un po’ di più, sia assorbita. Quando l’impasto è liscio e uniforme, e non si attacca più alle mani, si può procedere a stenderlo.
Se avete l’apposita macchina per la pasta, staccate man mano un po’ di impasto, fatene dei rotolini e passateli nell’apertura liscia della macchina, che tira e appiattisce l’impasto: dopo la prima stesura (livello 1 della rotellina), piegate in due l’impasto aggiungendo all’interno un po’ di farina e procedete con le fasi successive (l’impasto deve passare una volta per ogni livello della macchina, da 1 a 6).
Se invece non disponete della macchina per la pasta dovrete arrangiarvi col mattarello, avendo cura di infarinare bene il piano di lavoro e il mattarello stesso: la pasta stesa dev’essere sottilissima, davvero pochi millimetri.
Quando l’impasto è steso in fogli sottili tagliatelo a strisce larghe circa due dita; disponete poi le strisce su un canovaccio umido spolverato con un po’ di maizena, e preparatevi a friggere.
Riempite un pentolino dal bordo alto e dal fondo spesso con abbondante olio di mais o di altri semi e scaldate l’olio a fiamma media.
Testate l’olio con l’aiuto di una fettina di mela, che tra le altre cose riduce l’odore del fritto, e quando è caldo iniziate a friggere la pasta.
Prendete la prima striscia di pasta e arrotolate uno degli estremi di essa intorno a una forchetta; calate la forchetta nell’olio tenendo l’altro capo della striscia di pasta in mano, e gradualmente arrotolate la striscia di impasto, mentre questa frigge, si gonfia e prende colore.
Quando la prima striscia è tutta arrotolata intorno alla forchetta e la pasta è ben dorata, scolate il manicotto ottenuto su due fogli di scottex e procedete nello stesso modo con le strisce successive.

Fate raffreddare i manicotti e intanto preparate il “miele”, cioè lo scrioppo a base di acqua e zucchero: trovate il procedimento nella mia ricetta delle burik dolci di Purim.
Quando il miele è pronto versatelo sopra ai manicotti, aggiungendo anche una spolverata di semi di sesamo o delle codine di zucchero colorate.

I manicotti sono buonissimi mangiati appena fatti: approfittatene subito!

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12 commenti

  1. Oh che meraviglia!! Mai viste delle frittelle così… poi divertente arrotolare la pasta lentamente intorno alla forchetta come fossero spaghetti :D L’unica cosa è che io sono a dieta ;(

  2. Ma che meraviglia!!! Non avevo mai sentito parlare di questa usanza ed é stato un piacere scoprirlo! :)
    A presto e buon “carnevale”

  3. sai che assomigliano moltissimo per forma e ingredienti, a quelle che i miei parenti Sefarditi chiamano Hojuelas–solo che nella loro ricetta lo sciroppo e’ fatto solo col miele e senza sesamo. Pero’ loro li servono per rompere il digiuno di Kippur.

  4. Buoni!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!IO li adoro e li prendo sempre nel piccolo forno ebraico sotto casa!Ho anche trovato la ricetta tempo fa ma non mi sono mai cimentata :-D Ottimi!

  5. Assomigliano molto alle “scarteddate” pugliesi dove invece sopra si mette il mosto

  6. Bellissimi, buonissimiiiiii. Io li faccio anche se non e’ Purim. Suscitano piacere e meraviglia negli ospiti. Provateli senza miele o zucchero, sono semplicemente divini con formaggi e antipasti vari. PROVATELI!

  7. Wow, questi dolci li ha fatti tanti anni fa una mia zia e mi son rimasti nel cuore! Son felicissima che abbiate pubblicato questa ricetta, perchè non avevo idea di come si chiamassero! Sembrano delle rose…che meraviglia!!!

  8. Buonissimi! Li faceva anche mia nonna, originaria della nostra comunitá di Smirne, peró li chiamava tiros. Non ho mai saputo se é un nome greco o spagnolo sefardita, come quello di altri dolci che faceva che si chiamavano pignonates o come le burrecas cheso y uevo. Bei ricordi di infanzia