Bulo per Yom Kippur
Per Kippur, questo sabato, Manuel ed io abbiamo digiunato eroicamente – come sapete – per 25 ore, pentendoci moltissimo delle nostre colpe ma soprattutto… contando con impazienza i minuti che ci separavano dalla fine del digiuno.
Cosa si mangia alla fine di un digiuno di 25 ore? La prima risposta è “qualsiasi cosa commestibile ti passi per le mani”, incluso eventualmente il braccio del tuo vicino di preghiera, all’occorrenza. Detto ciò, gli ebrei tripolini come me di solito finiscono il digiuno mangiando il bulo, che a dispetto del nome poco invitante è un delizioso pane con le uvette, la cui ricetta si tramanda di generazione in generazione, di madre in figlia.
Bulo per Yom Kippur
Ingredienti
- 14 g lievito di birra secco (o 2 cubetti di lievito di birra fresco)
- 1½ bicchiere zucchero
- 1 bicchiere acqua
- 1 bicchiere olio di semi di arachidi
- 3 uova più del rosso d'uovo per spennellare i panini
- 900 g farina 00 approx.
- uvetta o gocce di cioccolato
- semi di sesamo (se piace, per guarnire)
Istruzioni
- Sciogliete in una ciotola capiente il lievito e un cucchiaino di zucchero nell'acqua, e lasciate riposare un paio di minuti; aggiungete poi il resto dello zucchero, l'olio, l'uovo, e la farina poca per volta, impastando energicamente con le mani o con il KitchenAid. Dovrete ottenere un impasto piuttosto denso e pesante, più simile a una frolla che alla pasta del pane normale.
- Fate lievitare l'impasto così ottenuto per un'ora, finchè non raddoppia di volume, poi schiacciatelo con le dita e aggiungete l'uvetta (precedentemente ammollata). Una valida alternativa all'uvetta, che normalmente ai bambini non piace, sono le gocce di cioccolato.
- Dividete l'impasto in panini e fateli lievitare, disposti su una placca già coperta di carta da forno, per un'altra ora. Preriscaldate il forno a 180°.
- Quando i panini sono ben lievitati, spennellateli con del rosso d'uovo e spolverateli con del sesamo (se piace), dunque trasferiteli in forno.
- I panini devono restare in forno a 180° per 10-12 minuti, poi a 160° per altri 5-10 minuti; tenete d'occhio il forno, perchè il bulo non deve diventare troppo scuro: diciamo più o meno del colore del pane al latte, ma non oltre.
Ovviamente, come si indovina dalla foto, si usa mangiare il bulo accompagnandolo con una tazza di the o di caffè: una vera mamma tripolina, infatti, si porta in sinagoga non solo il bulo per la sua famiglia e per tutti gli amici, ma anche due poderosi thermos di the e di caffè, per risollevare rapidamente gli spiriti di tutti dopo il lungo digiuno.
davvero interessante la cucina ebraica!!
Ne mangerei uno adesso: tanto mi sembra l’ora giusta!
buon lunedi
Che buoni! Immagino dopo un digiuno come ve li sarete pappati……..
Buon lunedì!
“Il prode Manuel” mi ha fatto sorridere!
Immagino come sono stati divorati questi qui!
un dolce davvero delizioso. Quanti amici in digiuno in qs giorni. Vi ammiro, non sai quanto.
a presto Jasmine!
per l’uvetta sono disposto a uccidere…
la provo quanto prima!! :-)
Hanno un aspetto invitante e con il thè devono essere perfetti!
Questa me la sono salvata…li faccio a mia mamma domenica quando torna! E anche a lei con le gocce di cioccolato ;)
Ciao bella Jas!
Quante belle ricette ho perso, managgia;(…..Devo recuperare!
Un bacione
Ottimo modo per rifarsi delle 25 ore di digiuno!!!
Stupendo questo pane, deve essere molto goloso, aggiungo alle ricette da provare!
visto che sembrano velocissimi da fare vorrei provarci già stasera con l’aiuto del mio nuovissimo kenwood ;) ma volevo chiederti: quando dici di lavorare di nuovo l’impasto intendi di nuovo con il gancio?
baci e grazie!!! ^_^
Ciao cara, buoni questi bulo mi ricordano i maritozzi che si mangiano qui a Roma. Io voglio provare a farli ma non gradisco l’uvetta magari posso sostituirla con gocce di cioccolato . Io oggi sono di ferratelle!ciao:)
Ehi, Jasmine, questi te li copio di sicuro, io poi adoro l’uvetta!
Adoro questo pane! Verrà copiato appena possibile :)
hm, nuova ricetta anche questa da prendere come spunto!
Intanto complimenti per aver resistito 25 ore senza mangiar nulla! e poi pure per questo delizioso pane all’uvette! un’ottima maniera per riprendersi dal digiuno!:)
Sai che ho un libro di ricette ebraico-tripoline (comprato al bookshop del museo in ghetto qui) e questo dolce ricorda da vicino i maritozzi romani, quelli senza panna, che per anni hanno deliziato le mie colazioni glutinose…adesso che il glutine è off limits, bisogna che inventi qualcosa.
Le tue foto sono impeccabili, come sempre!
Una bellissima ricetta questa! sta sera mi sono cimentata e la sto sperimentando. Il destino però ha voluto che la farina non fosse sufficiente così l’ho dovuta integrare con quella di segale, unico pacchetto rimasto in credenza! anche l’uvetta e il cioccolato erano finiti, ma io mi sono impuntata che volevo assolutamente fare questa ricetta che scruto con occhi golosi d un pochino. così ho sostituito con albicocche e frutta secca disidratata …ora siamo all’ultima ora di lievitazione speriamo bene!
uhaoooo sono comunque venuti benissimo grazie per questa tua ricetta così bella e piena di storia.
un’ultima cosa: se aggiungo più zucchero all’impasto può comunque funzionare o rischio di rovinare tutto?
ciao ,da tempo che leggo il tuo blog,sono spagnola ma sto imparando italiano.Sono veramente incuriosita della cultura ebraica,di solito cuando vado ha visitare una citta cerco di conocere i luoghi della cultura ebraica se ci sono, mi piace moltismo anche la cucina e cucinare.Complimenti per le ricette e per le bellissime cose che ci raconti.Mi dispiace avere tanti erroi
In preparazione…Hatimà tovà!
il liveito fresco lo posso sostituire con quello secco?
questo buonissimo dolce è tipicamente tunisino, non è libico, e viene accompagnato con un bel bicchiere di limonata.
mi sono resa conto che tante ricette sono prese dalla cucina ebraica tunisina
Ciao Zaza,
grazie del tuo commento.
Molte ricette sono comuni a paesi diversi! La mia famiglia, e così molte altre, mangiavano questo dolce in Libia: per noi è libico :)
Se vuoi seganalarci qualche ricetta tunisina saremo felici di provarla e pubblicarla!
Buona giornata!
Jasmine e Manuel
Ciao Jasmine, è meglio usare la farina 0 o 00 per questi panini? Sono ancora molto inesperta per quanto riguarda pane, panini, focacce e simili
Complimenti per il blog, sempre bellissimo e interessante, anche una frettolosa e impaziente (e quindi scarsissima cuoca) come me riesce a combinare qualcosa con le tue ricette, almeno con quelle più semplici.. :-)
@Eli scusa se rispondo solo ora! io li faccio con la 00 ma credo che anche con la 0 o addirittura la Manitoba andrebbe benissimo!
Buongiorno Jasmine, se metto l’olio evo invece dell’olio leggero,andrebbe bene, o coprirebbe il sapore? e poi nella Challah integrale non la riempio e la lascio in purezza,è uguale?Grazie
@Roberta a me i dolci con l’olio d’oliva per quanto leggero un po’ deludono sempre, preferisco quello di semi puchè di un seme solo e di buona qualità! Per la challah, invece, no problem!
Che meraviglia,oggi si impasta.
Ciao, mi sono imbattuta nel tuo blog cercando disperatamente un mix di erbe che potesse sostituire il meraviglioso zaatar (e per questo ti ringrazio dei pensieri nel tuo post delle focaccine!!), e ho iniziato a curiosare un po’.. questa ricetta ha attirato la mia attenzione, in quanto a Venezia, dopo la preghiera del Kippur, all’uscita dalla sinagoga, spesso viene offerta una fetta di un pane/torta, soffice e ripieno di uvetta, chiamato “bolo”, accompagnata da un bicchiere di limonata..mi ha stupito l’origine libica di questo dolce, forse sarà un retaggio dell’influsso sefardita a Venezia!
Provati ieri! Buonissimi, semplici ma ottima resa. Dosi degli ingredienti come al solito corrette! (Ormai è una rarità!) Una sola curiosità: quanto dovrebbero essere grandi i panini? A me sono venuti più grandi di quando avrei inizialmente sperato, l’unico peccato è che ne posso mangiare uno alla volta ;P!