Kasha varnishkes

Kasha varnishkes è un tipico piatto della cucina ebraica ashkenazita, molto diffuso in America: è un cibo poverissimo, con pochi e umili ingredienti, ma inaspettatamente gustoso e nutriente.
Kasha, in russo, corrisponde al porridge di cereali: in genere, specialmente nei piatti salati, si tratta di grano saraceno, intero o spezzettato; nella nostra ricetta di oggi la kasha si unisce alla pasta, come indica la parola varnishkes, che in Yiddish – la lingua degli ebrei dell’Europa dell’Est – indica infatti gli gnocchi e pasta.
All’inizio ero molto scettica nei confronti di questa ricetta: che senso ha condire la pasta con un cereale? Pensavo non potesse venirne fuori niente di buono, invece ho dovuto ricredermi: il grano saraceno, tostato, condito, bollito nel brodo e ancora saltato, diventa saporito come un ragù bianco, di cui conserva anche la consistenza granulosa, e arricchisce la pasta con un sapore molto particolare, umile, casalingo e genuino.

kasha varnishkes

Tradizionalmente, questo piatto veniva arricchito da un ingrediente speciale: lo schmaltz, il grasso di pollo o di anatra.
Nella cucina degli ebrei dell’Europa dell’Est, dove l’olio d’oliva non era diffuso, in passato, quanto lo è ora, il grasso di pollo costituiva il principale grasso da cucina, sostituendo il lardo – vietato perchè prodotto del maiale – e il burro, anch’esso vietato nei piatti a base di carne a causa della regola che ci impone di non consumare carne e latte nello stesso pasto.
Oggi, soprattutto in Europa, sostituiamo questo grasso con il burro o l’olio, ma negli Stati Uniti non è infrequente trovare lo schmaltz tra gli ingredienti di alcune ricette, specialmente nei delicatessen, custodi della tradizione ebraica ashkenazita.

kasha varnishkes

Esistono molte versioni di questa ricetta: la trovate sul New York Times, su Saveur, sul sito di Martha Stewart e in mille altre pagine sul web; io ho seguito la ricetta di Tory, la mia blogger di riferimento per tutto ciò che riguarda le ricette ebraiche ashkenazite.

Ancora qualche annotazione sulla ricetta prima di cominciare.

  • Se anche voi, come me, vi state chiedendo come mai la tradizione imponga l’uso delle farfalle come formato di pasta, mi dispiace deludervi: non si sa. La mia spiegazione è che le farfalle, come i maccheroni, siano un formato che ha avuto più fortuna in termini di esportazione in America, e che sia dunque invalso l’uso di preferire questo formato più diffuso ad altri più rari, ma non ne sono sicura; in origine, in effetti, è possibile addirittura che kasha varnishkes fosse un tipo di gnocchi ripieni di grano saraceno: non ci sono però tracce – o almeno, non rilevanti – di questa versione della ricetta.
  • La versione tradizionale di questo piatto, essendo insaporita dal grasso di pollo, era estremamente gustosa e salata; in mancanza di grasso di pollo, potete arricchire il piatto con dei funghi trifolati, tenendo a mente che questo piatto non nasce come “primo” all’italiana, ma come come contorno.
kasha varnishkes

Kasha varnishkes

No ratings yet
Preparazione 5 minuti
Cottura 40 minuti
Tempo totale 45 minuti
Portata Primo
Cucina Ebraica
Porzioni 6

Ingredienti
  

  • 1 uovo
  • 120 g di kasha cioè chicchi di grano saraceno
  • 50 g di burro o di olio
  • 1 cipolla tritata
  • 200 g di farfalle
  • 700 ml di acqua o brodo + acqua extra per la pasta
  • sale e pepe
  • prezzemolo
  • funghi trifolati per arricchire il piatto (facoltativo)

Istruzioni
 

  • Per prima cosa, accendete il forno a 180° e tirate fuori una teglia da forno antiaderente.
  • In una ciotola, mescolate il grano con l'uovo sbattuto, una punta di sale e una bella spolverata di pepe nero, assicurandovi di aver ben intriso d'uovo tutti i chicchi di grano; versate il grano nella teglia, in uno strato uniforme, e fate cuocere il tutto nel forno già caldo per 15/20 minuti, per far tostare bene la kasha.
  • Nel caso vi steste domandando il motivo di questa operazione, sappiate che i chicchi vengono mescolati con l'uovo perchè possano mantenersi intatti e ben separati tostandosi in forno: cuocere la kasha senza l'uovo produrrebbe infatti una massa compatta e appiccicosa, non esattamente il nostro obbiettivo.
  • Nel frattempo, in una pentola preparate un bel soffritto dorato con la cipolla finemente tritata e il burro o l'olio.
  • A parte, in una pentola capiente, versate 700 ml di brodo (o acqua e dado vegetale, o solo acqua salata) e portatelo a bollore.
  • Togliete la kasha tostata dal forno e sgranatela con una forchetta, poi versatela nel brodo bollente: date una mescolata alla kasha con un cucchiaio di legno e fatela cuocere coperta a fuoco medio per 15/20 minuti, finchè tutta l'acqua non è assorbita.
  • Mentre la kasha cuoce, preparate le farfalle e scolatele al dente.
  • Mescolate in una ciotola la kasha con la pasta e il soffritto di cipolla, e saltate il tutto con un filo d'olio o un cuucchiaio di burro e qualche fogliolina di prezzemolo; aggiustate di sale e pepe e servite.
Hai provato questa ricetta?Taggaci su Instagram e facci vedere il risultato!

 

IMG_8173

Ricette simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Rating della ricetta




6 commenti

  1. Quante cose se imparo leggendoti.
    Il grano saraceno mi piace assai. Ha un sapore ed una versatilità che non gli daresti alla prima occhiata. L’idea di tostarlo, bollirlo e saltarlo mi incuriosce assai.
    Complimenti per post perché spieghi bene e nei dettagli il tutto. Curioso anche l’uso delle farfalle, come pasta.

  2. Ricetta interessante che mi ha convinto! mai utilizzato cereali come “condimento” sempre come elemento essenziale per zuppe e minestre… il risultato è strepitoso e invoglia alla prova immediata:) complimenti!

  3. Ricetta molto interessante. Colgo l’occasione per augurarti un buon anno. Ah, e poi non dimentichiamo lo schmalz di oca… mia mamma lo prepara con cipolla e pezzetti di mela soffritti da spalmare sul pane abbrustolito con un pò di sale e pepe quando cucina l’oca per Natale, come si usa nella Germania settentrionale.

  4. Viola, grazie, cavoli, è una rivelazione! Grazie di avermelo detto, ora anche la ricetta mi pare meno insensata dal punto di vista teorico :)